Bye bye (Annalisa)

Qual è la vera libertà, se non quella di sentirsi immuni ai giudizi altrui, reali o percepiti che siano?

Quante volte abbiamo sognato di sentirci liberi da quel senso di inadeguatezza che, chi più chi meno, assale prima o poi ciascuno di noi?

Questa canzone, omonima all’album in cui è contenuta, è il grido di battaglia di Annalisa nell’affermare la propria identità, troppo a lungo oscurata o non completamente espressa a causa di condizionamenti comportamentali del passato:

«Da figlia di professori, quando mi sono trovata di fronte a un pubblico, sono scattati in me una serie di meccanismi educativi rigidi legati a “come mi avrebbero percepita”, “come sarei arrivata”. Costretta in un’ansia da prestazione, pensavo sempre: “La gente ti guarda, devi stare ben attenta a quello che dici e che fai”. Ma poi ho anche imparato che non serve a niente. Che più vero del pensarci su, c’è a volte il non pensarci più così tanto».
—Annalisa

Fonte: All Music Italia

Ognuno dovrebbe poter esprimere la propria identità liberamente, anche esplorandola e ampliandola, senza doversi per questo sentire incoerente rispetto a un “sé” del passato.

E se qualcuno non fosse d’accordo… bye bye.

Lasciare tutto e partire?
Quale consiglio seguire?

Quando si devono fare delle scelte importanti si va in cerca di suggerimenti. Visto che i consigli variano sia in base al rapporto affettivo da cui si è legati, sia dalle preferenze personali di ciascuno, alla fine si è ancora più indecisi su quale strada si debba imboccare.

Ascoltando solo i consigli degli altri e mettendo a tacere la propria “vocina interiore” si rischia di creare ancora più confusione.

Da’ retta a me, ascolto te,
chissà come va a finire.
Tutta la vita chiusa dentro una valigia.

Forse è meglio, allora, pensare con la propria testa.

La cantante vive una sorta di introspezione, Sente un richiamo che le dice: “da’ retta a me”, cioè a se stessa.

Convintasi ad ascoltare questa vocina, mette tutta la sua vita in una valigia e intraprende un viaggio più ideale che tangibile: quello dentro la propria identità.

Dove si va? Fuori città,
la strada giusta è in salita.

Si sa che, quando si inizia un nuovo percorso di vita, sembra che tutto sia in salita perché ci sono molte difficoltà da affrontare.

Tuttavia spesso a essere quella giusta è proprio la via che richiede più sacrifici.

Come recita un aforisma del poeta polacco Jerzy Lee: «Non chiedere a Dio la via per il cielo; ti indicherà la più difficile».

Quello che conta è il viaggio ma
quello che conta di più è sapere dove vai.
Riesco a girare il mondo stando qua,
vhiudo gli occhi e… bye bye.

L’artista, andando in un certo senso controcorrente, si rende conto che, per quanto sia importante godersi il “viaggio”, bisogna prima di tutto determinare la direzione.

Si rende conto che, forse, la sua verità non è così lontana. Forse non la deve ricercare altrove. Quello che vorrebbe raggiungere è molto vicino e riesce a immaginarlo soltanto chiudendo gli occhi.

Ovunque decidesse di andare, infatti, le sue paure e le sue angosce la seguirebbero in ogni caso.

A volte tutto ciò che conta è fermarsi, ascoltarsi e capire ciò che si desidera veramente.

Ti faccio fare un viaggio dentro di me,
saluta tutti,
bye bye.
Ti mostro il mondo che nella realtà non c’è,
lasciamo tutti e bye bye.

La cantante prova a conoscere meglio ciò che si nasconde dietro l’apparenza tenuta fino a quel momento.

Se questo viaggio non dovesse corrispondere all’ideale di chi la ascolta o la guarda, non sarebbe affar suo. Quel bye bye equivale a dire: “non mi importa!”.

Ho bisogno di qualche cosa di vero,
come l’aria, la terra, il sole ed il cielo.

Sente il bisogno di assaporare meglio la realtà nei suoi fondamenti più tangibili, come tangibili sono l’aria, la terra, il sole e il cielo.

Sto partendo, sta a te non perdere il treno,
se vuoi dammi la mano e vieni con me,
se no bye bye.

Un vecchio adagio recita che, nella vita, il treno passa una sola volta. Prenderlo significa afferrare al volo un’opportunità.

L’interlocutore, cioè la se stessa del passato, viene invitata in questo cambiamento prendendola per mano e accompagnandola in questa scelta definitiva.

Restiamo fuori dai radar,
preparati che siamo a casa.

Bisogna imparare a restare fuori dai radar, cioè smettere di sentirsi controllati e individuati in ogni propria mossa o parola.

Io non ti porto in nessun posto:
sono io il tuo posto.

Proprio perché adesso è libera dalle catene, la voce le chiede di avere fiducia in ciò che le sta suggerendo.

È come se le dicesse: “la tua dimensione umana, la tua vera identità ce l’hai dentro di te: la devi solo tirare fuori”.

È tutta la vita che prendo gli appunti a matita,
poi li cancello, poi mi reinvento
e ancora non è finita.

Prendere appunti a matita significa aver sempre paura di sbagliare. Scrivendo a penna, invece, l’errore lo si evince e lo si vede.

Finora lei ha vissuto la sua vita parzialmente, sempre con la paura di sbagliare, con la porta aperta per poter tornare indietro.

È l’attitudine di chi non sa prendere una posizione definitiva, di chi decide di non decidere mai.

Questo suo modo di vivere la sua vita a metà si ripete in quasi tutte le cose che fa.

Ho girato il mondo per capire che
quello che cercavo è già dentro di me.
Dimentico il mondo,
accendo lo stereo, allargo le braccia, modalità aereo.

Malgrado la cantante abbia cercato di colmare il proprio vuoto viaggiando, allontanandosi e aprendosi a nuovi orizzonti, si rende conto che ciò che cercava l’aveva sempre avuto dentro di sé.

Parafrasando L’alchimista di Coelho, si potrebbe dire che la propria leggenda personale, il tesoro che si è cercato per tanto tempo, lo si trova al punto di partenza: se stessi.

Annalisa decide di non fare più caso a ciò che la circonda e, dopo aver ritrovato la sua dimensione, quasi in una sorta di liberazione si apre completamente a questo nuovo essere.

Accende lo stereo e sono soltanto lei e la musica: quello che la appassiona fino in fondo.

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