Spalle al muro (Renato Zero)

“Spalle al muro”, scritta dalla cantautrice Mariella Nava e canzone con cui Renato Zero ha partecipato a Sanremo 1991 aggiudicandosi il secondo posto (il vincitore fu Riccardo Cocciante con “Se stiamo insieme”), parla della condizione sociale e/o emarginazione che vivono le persone anziane.

Sembra che, quando si raggiunge una certa età, ogni anno di più diventi come un peso da portarsi addosso, uno svantaggio inevitabile, proprio come se vengano puntati «dei fucili contro» a cui non ci si può sottrarre. Eppure si tratta solo di «qualche piega sulla pelle tua», ma l’animo della persona resta intatto, sebbene si tende a pensare più di quanto si parla («i pensieri tolgono / il posto alle parole»), perché la paura di restare soli ed essere abbandonati è forte («sguardi bassi alla paura / di ritrovarsi soli»). È una fase della vita in cui ci si consola con i propri ricordi, con la consapevolezza che la propria esistenza la si è già vissuta («e la curva dei tuoi giorni / non è più in salita / Scendi piano / dai ricordi in giù»).

Ma è questo il modo in cui la società fa sentire le persone più anziane («lasceranno che i tuoi passi / sembrino più lenti»), relegandole ai margini anche psicologicamente («disperatamente al margine»), puntando affinché si abbia l’impressione che il vecchio è ormai vecchio («di tutte le correnti»). Non ci si rende conto che una persona, anche con molti anni sulle spalle, non è assolutamente detto abbia perso la propria verve e voglia di sentirsi viva («vecchio / Diranno che sei vecchio / Con tutta quella forza che c’è in te»), perché il “vecchio” ha «ancora tanta vita / e l’anima la grida / e tu lo sai che c’è».

Essere etichettati come trascurabili soltanto per la propria età anagrafica è degradante, fa persino rabbia («ti chiameranno vecchio / E tutta la tua rabbia viene su»); si vorrebbe ancora crescere come persone, dire la propria, esprimersi («vecchio sì / Con quello che hai da dire»), ed essere ascoltati in quanto persone, «ma vali quattro lire / dovresti già morire», perché ormai si è considerati al capolinea e «tempo non ce n’è più / Non te ne danno più».

Il testo procede focalizzandosi su diversi aspetti attraverso i quali le persone anziane vengono fatte sentire proprio con le «spalle al muro», come recita il titolo della canzone, ovvero senza possibilità di appello ad un contesto che, anziché cercare di tirar fuori una parola o un sorriso dai loro volti, «faranno in modo / che il tuo viso sembri stanco / Inesorabilmente più appannato / per ogni pelo bianco».

Il verso «mentre ti scoppia il cuore / non devi far rumore» può avere un duplice significato, riferendosi sia all’imbarazzo che spesso una persona anziana prova nel “gravare” sugli altri quando avverte un malanno e non vuole pesare su nessuno, sia ad un più metaforico voler tirar fuori le proprie emozioni di persona viva e che vuol vivere, ma costretta a rimanere in silenzio in quanto non considerata, «anche se hai tanto amore / da dare a chi vuoi tu».

Ma, nonostante «tutta quella smania che sai tu», nonostante quindi la forza che spesso si cela dietro il “vecchio”, egli viene «tagliato fuori» giacché gli viene imputato l’anacronismo, il non essere al passo con i tempi«quelle tue convinzioni / Le nuove sono migliori / Le tue non vanno più». Si finisce per tacciarlo di non avere più neanche la ragione («ragione non hai più»), ma il vecchio sa di non essere vecchio dentro di sé («adesso che potresti») e non cede («non cedi perché esisti»), perché ancora c’è, è presente e vive («perché respiri tu»).

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Testo
SPALLE AL MURO
Spalle al muroQuando gli anni
son fucili contro
Qualche piega
sulla pelle tuaI pensieri tolgono
il posto alle parole
Sguardi bassi alla paura
di ritrovarsi soliE la curva dei tuoi giorni
non è più in salita
Scendi piano
dai ricordi in giùLasceranno che i tuoi passi
sembrino più lenti
Disperatamente al margine
di tutte le correntiVecchio
Diranno che sei vecchio
Con tutta quella forza che c’è in te

Vecchio
Quando non è finita
hai ancora tanta vita
e l’anima la grida
e tu lo sai che c’è

Ma sei vecchio
Ti chiameranno vecchio
E tutta la tua rabbia viene su

Vecchio sì
Con quello che hai da dire
Ma vali quattro lire
dovresti già morire
Tempo non c’è n’è più
Non te ne danno più

E ogni male fa più male
Tu risparmia il fiato
Prendi presto
tutto quel che vuoi

E faranno in modo
che il tuo viso sembri stanco
Inesorabilmente più appannato
per ogni pelo bianco

Vecchio
Vecchio
…………
Vecchio…
Mentre ti scoppia il cuore
non devi far rumore
anche se hai tanto amore
da dare a chi vuoi tu

Ma sei vecchio
Insulteranno vecchio
Con tutta quella smania che sai tu

Vecchio sì
E sei tagliato fuori
Quelle tue convinzioni
Le nuove sono migliori
Le tue non vanno più
Ragione non hai più
…………………
Vecchio sì
Con tanto che faresti
Adesso che potresti
non cedi perché esisti
Perché respiri tu

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