Un maestro degli addii. È così che si autodefinisce Sam Smith nello scrivere questa canzone, che tratta del sentimento con cui viene conclusa una storia d’amore che, nel tempo, è andata via via logorandosi sempre più.
Too Good at Goodbyes è narrata in prima persona da chi è stato lasciato, ferito, ripreso e lasciato di nuovo.
Le continue delusioni, avvenute nell’ambito della stessa storia, portano il protagonista a fortificarsi, ma in un modo quasi malsano.
Egli, infatti, impara (per forza di cose) a limitare il sentimento che prova, fino a essere completamente a prova di amore, ma anche a prova di dolore.
Il cantante racconta la storia che fa da sfondo a questo brano:
Mi trovavo in una relazione, una molto breve. In pratica, sono stato lasciato un paio di volte e continuavo a tornare. Era una relazione molto turbolenta. Ogni volta che mi scontravo contro un muro, ero sempre più e più bravo a dire addio.
Così, quando finalmente è finita, ero più che pronto. All’epoca mi sentivo come una specie di maestro dei cuori spezzati ma, a tutt’ora, non so veramente cosa sto facendo. (Radio.com – YouTube)
L’artista si è mantenuto sulle stesse frequenze del suo precedente album, In the Lonely Hour, anch’esso avente come tema portante lo struggimento dell’amore:
Sono ancora molto, molto single. Penso di essere ancora più single di quando ho pubblicato In the Lonely Hour, quindi sono terribilmente single. (Beats 1 Radio – YouTube)
Nonostante il brano tratti la fine di un rapporto in un modo che sembra non lasciare scampo a pensieri positivi, l’artista ritiene sia comunque importante consapevolizzare il dolore per poi, con occhi più lucidi, riuscire a focalizzarsi anche su ciò con cui il rapporto ci ha arricchito.
La prima cosa che fai è andare a bere e uscire con gli amici, cercando di dimenticarlo. Dopodiché ti siedi, da solo con te stesso, ed elabori il lutto.
Credo sia davvero importante stare da soli con se stessi e pensare a ciò che è stata la relazione, con i suoi lati positivi e negativi, quindi riflettere per un minuto e accettarla. (Radio.com – YouTube)
Penserai che sono uno stupido
Penserai che sono un ingenuo
Penserai che la cosa mi è nuova
ma in tutto questo ci sono già passato prima
Sam si rivolge direttamente alla propria metà, come in una sorta di lettera, o di sfogo.
In questi versi si nota il risentimento di un individuo che si ritiene sottovalutato dall’altra persona, anzi, quasi insultato nella propria intelligenza.
L’altro, infatti, continua il proprio gioco del tira e molla, ma il protagonista si rende conto che la situazione si reitera da fin troppo tempo. Non è certo uno stupido o un ingenuo.
Proprio perché il narratore ha già vissuto questa condizione, peraltro con la stessa persona, decide di tirare i remi in barca e fortificarsi rispetto al dolore, cercando di assorbirlo in via preventiva. Sa che, di lì a breve, verrà abbandonato di nuovo.
Non lascerò mai che tu ti avvicini
anche se per me sei la cosa più importante
perché ogni volta che mi apro a te, fa male
Quindi non mi avvicinerò mai troppo a te
anche se per te sono la cosa più importante
nel caso tu te ne vada e mi butti via
Il cantante si ritrova a dover porre sul piatto della bilancia l’amore che prova per l’altra persona e il fatto che con quest’ultima le cose non riescano a funzionare per niente.
Nonostante l’altro sia per lui «la cosa più importante», ciò non basta a tenere su il rapporto.
Il protagonista viene continuamente «buttato via». Viene lasciato da solo alla prima difficoltà.
È chiaro come il rapporto sia diventato insalubre, precario. Forse è anche questo nuovo cinismo del protagonista a destinare automaticamente il rapporto a una sconfitta, ma è pur vero che sviluppare una corazza gli si è reso necessario, vista la continua frustrazione di avere un partner “intermittente” e non dedito a supportarsi a vicenda.
Ma ogni volta che mi ferisci, piango sempre meno
E ogni volta che mi lasci, queste lacrime si asciugano più velocemente
E ogni volta che te ne vai, ti amo sempre meno
Tesoro, non abbiamo possibilità, è triste ma vero
Il ritornello della canzone è di rassegnata consapevolezza che si verrà continuamente feriti, lasciati e abbandonati, e di distacco nel prevedere in anticipo tutto questo.
Le ferite non bruciano più così tanto, le lacrime si esauriscono velocemente. Il protagonista sembra essersi indurito, ma non è diventato più forte: ha solo imparato ad amare di meno.
Si rende più vulnerabile il rapporto, rendendo meno vulnerabili se stessi.
Essendo un rapporto d’affetto basato anche sulla vulnerabilità, è chiaro che si fa sempre più strada la presa di coscienza che la relazione è sul filo di un rasoio.
Sono troppo bravo a dire addio
La normalità non è più quella di costruire qualcosa, ma di accettarne la distruzione.
Il cinismo e la rassegnazione, adesso, permeano sia questo rapporto, sia tutti gli altri ambiti della vita. Nel video che accompagna la canzone, infatti, non vengono mostrate soltanto alcune coppie in crisi. Si scorge anche una strada con un mazzo di fiori, che dovrebbe rappresentare un lutto, e un pugile che sembra abbandonare il proprio sport.
In tutte queste scene, i protagonisti imparano a dire addio a ciò che più hanno amato.
So che pensi io sia senza cuore
So che pensi io sia freddo
Sto solo proteggendo la mia purezza
Sto solo proteggendo la mia anima
Il cantante sente quasi di doversi giustificare per il suo nuovo comportamento, così calcolatore, così gelido.
Il protagonista sa che, senza proteggersi dalle continue ferite, rischia di perdere quella piccola parte di sé che ancora vuole credere nell’amore.
Sono troppo bravo a dire addio
Non esiste che tu mi veda piangere
Il brano si conclude con un nuovo verso che si frappone nel ritornello normale: «non esiste che tu mi veda piangere».
Andando fino in fondo nel proprio amaro proposito di allontanamento, il protagonista non permetterà neanche alla persona per lui più importante di vederlo piangere.