«Dimmi cosa non riesci a dimenticare e ti dirò chi sei».
Inizia con questa frase il romanzo Marlena, scritto nel 2017 da Julie Buntin e probabile fonte di ispirazione per questa canzone.
Il brano è una narrazione in prima persona dei dolori di un uomo abbandonato dalla propria musa ispiratrice, che viene pregata di tornare insieme a lui.
Il romanzo sopra citato è invece la storia di una donna di nome Cat che racconta (anche lei in prima persona) della nostalgia e dei rimpianti per una persona che per lei è stata molto importante: aveva solo 15 anni quando ha incontrato Marlena, una ragazza di 17 anni che l’ha iniziata (nei modi più disfunzionali possibili) al brivido della vita, alla libertà, alle relazioni e alle sostanze.
A causa di Marlena, Cat paga ancora le conseguenze dell’essere dipendente dall’alcool, ma non può non riconoscere quanto quell’unico anno di amicizia con lei sia stato fondamentale per la propria crescita. Sì, perché dopo un anno Marlena ha abbandonato non solo lei, ma anche il mondo.
Il significato ufficiale della canzone e, in particolare, del nome Marlena, è stato dato dai Måneskin con queste parole:
Marlena è la venere del gruppo, la personificazione della nostra libertà, creatività, vita. Torna a casa è un pezzo da ascoltare ad occhi chiusi e mente aperta. Aprite la mente per tornare a casa.
— MåneskinFonte: Team World
Anche se non viene fatto alcun riferimento al romanzo Marlena, il significato dato si intreccia facilmente alla trama del romanzo: sia il brano che il libro parlano di una musa ispiratrice perduta, della «libertà, creatività, vita» che ha liberato il protagonista dalle catene.
Il video stesso della canzone raffigura, oltre la band che suona, proprio due ragazze. All’inizio una di loro è debole, non riesce neanche ad alzarsi da terra senza cadere, mentre l’altra ne tende le fila come una burattinaia. A un tratto la prima ragazza si alza (forse aiutata dalle manovre dell’altra) e iniziano a danzare insieme.
Potrebbe trattarsi di una metafora che riprende la storia di Cat e Marlena: la prima non sa ancora come muoversi nella vita, appena trasferitasi a solo quindici anni in una nuova città, mentre la seconda è fin troppo esperta e la accompagna in questa breve ma (tristemente) significativa fetta della loro esistenza.
Un riferimento che sembrerebbe abbastanza chiaro si trova nel verso «quindi Marlena torna a casa, ché il freddo qua si fa sentire». Il freddo potrebbe essere quello del Michigan, regione in cui Cat si trasferisce e incontra Marlena.

Il nome “Marlena” compariva già in un’altra canzone del gruppo: Morirò da re.
Cammino per la mia città e il vento soffia forte.
Mi son lasciato tutto indietro e il sole all’orizzonte.
Il protagonista si trova estraneo nel suo stesso ambiente, spaesato nella sua città, che sente estranea a sé, come se gli mancasse qualcosa.
Seguendo la chiave di lettura del romanzo, Cat a quindici anni si ritrova catapultata all’improvviso in una nuova città, in quanto la madre ha deciso così anche per lei. Il vento soffia e le condizioni climatiche avverse del Michigan contribuiscono a rendere tutto ancora più alieno.
Vedo le case da lontano, hanno chiuso le porte,
ma per fortuna ho la sua mano e le sue guance rosse.
Nonostante sia ormai notte (le case hanno chiuso le porte) e tutto sembri così freddo, la musa ispiratrice del protagonista (la musica) viene a consolarlo e a dargli conforto.
Le guance rosse indicano una persona viva e, in questo caso, un’ispirazione, un qualcosa che fa sentire vivo chiunque vi si imbatta.
Lei mi ha raccolto da per terra coperto di spine,
coi morsi di mille serpenti, fermo per le spire.
Le condizioni iniziali del protagonista erano disastrose: non riusciva più a muoversi, cioè a sentirsi vivo, ed era come se si trovasse intrappolato tra le spire di serpenti, persone e situazioni ostili che l’avevano “morso”.
Non ha ascoltato quei bastardi e il loro maledire:
con uno sguardo mi ha convinto a prendere e partire.
La musa si è presa cura di lui nonostante in molti gli volessero male. L’ha risollevato e l’ha spinto a prendere una nuova direzione.
Allo stesso modo, Marlena era una persona divergente dal resto delle “brave persone” del mondo tranquillo a cui Cat era abituata. Stringendo con lei una profonda amicizia, le ha mostrato un mondo totalmente nuovo, portandola a discostarsi dalla rassicurante linearità avuta fino a quel momento.
Ché questo è un viaggio che nessuno prima d’ora ha fatto:
Alice, le sue meraviglie e il Cappellaio Matto.
La musica porta a immergersi in situazioni completamente nuove, anche vissute nella propria mente, nella propria creatività.
Lo stesso fanno le droghe a cui Marlena inizia Cat.
Cammineremo per la strada e non sarò mai stanco,
fino a che il tempo porterà sui tuoi capelli il bianco.
Questa forza permette al protagonista di affrontare qualunque cosa, e di desiderare per sempre di esserne ispirato.
Ché mi è rimasto un foglio in mano e mezza sigaretta:
restiamo un po’ di tempo ancora, tanto non c’è fretta.
L’atto dello scrivere una canzone (il foglio in mano) prima o poi si conclude e, sebbene ciò sia liberatorio, è anche una forma di abbandono, perché l’ispirazione è costretta ad andare via. Il protagonista vorrebbe che non se ne andasse mai e preferisce posticipare la fine della propria opera pur di stare ancora un po’ in sua compagnia.
Ché c’ho una frase scritta in testa ma non l’ho mai detta,
perché la vita, senza te, non può essere perfetta.
Pur di non consumare l’ultimo frammento di ispirazione, il cantante preferisce non scrivere l’ultimo verso che aveva in mente, lasciandolo in sospeso per sempre.
Quanto a Cat, avendo intrecciato con Marlena un rapporto sempre più viscerale, è possibile che senta addirittura di amarla, pur senza volerglielo dire.
Quindi Marlena torna a casa
ché il freddo qua si fa sentire.
Quindi Marlena torna a casa
ché non voglio più aspettare.
Il cantante prega la musa di tornare da lui, perché si sente vuoto a dover vivere senza.
Cat, nel freddo della sua città (il Michigan confina con il Canada), vorrebbe che la sua amica ritornasse, ma sa che ciò non è possibile.
Quindi Marlena torna a casa
ché ho paura di sparire.
Sentirsi vivi, sia attraverso la musica che in compagnia di una persona importante per noi, è una sensazione che dà dipendenza e per molti è il senso stesso della vita.
Provare questa sensazione e poi non averla più crea un senso di vuoto enorme, che equivale a una sorta di morte interiore (sparire).
Ed il cielo piano piano qua diventa trasparente,
il sole illumina le debolezze della gente,
una lacrima salata bagna la mia guancia mentre
lei con la mano mi accarezza in viso dolcemente.
Si fa giorno, ma il sole, anziché riscaldare, non fa altro che mettere in risalto (illuminare) ciò che di notte rimane celato, ovvero i lati più oscuri delle persone.
Questo rende affranto il protagonista, che mal riesce a sostenere il peso della cattiveria che vede attorno a sé, ma c’è ancora la sua musa che lo aiuta ad andare avanti nonostante questa sofferenza.
Col sangue sulle mani scalerò tutte le vette.
Voglio arrivare dove l’occhio umano si interrompe
per imparare a perdonare tutte le mie colpe,
perché anche gli angeli a volte han paura della morte.
Il desiderio del cantante è di andare oltre le catene esistenziali a cui siamo sottoposti, volando in alto come un angelo e solcando le vette più alte.
Si rende anche conto che lui stesso, persino in questa forma “angelica”, non è esente dalle colpe di tutti gli altri.
Corriamo via da chi c’ha troppa sete di vendetta,
da questa terra ferma, perché ormai la sento stretta.
Il rifugio della musica è ormai dimora fissa del protagonista, che decide di allontanarsi una volta per tutte da tutto ciò che non sia lei.
La spirale di rovina e vita da cui viene risucchiata Cat è un viaggio senza ritorno, che la assorbe completamente e la allontana da ciò che per lei era convenzionale. Nonostante quando narra la vicenda siano trascorsi moltissimi anni, in realtà una parte di lei continua a trovarsi in quel mondo psichedelico e parallelo.
Ieri ero quiete perché oggi sarò la tempesta.
Il cantante, così come Cat, non immaginava che sarebbe mai riuscito a tirar fuori da dentro di sé un potere e un cambiamento così immensi.
Prima di te ero solo un pazzo, ora lascia che ti racconti:
avevo una giacca sgualcita e portavo tagli sui polsi.
Il protagonista, prima dell’incontro con la musica, si trovava in una condizione di miseria interiore che lo portava all’autolesionismo.
Cat, pur essendo apparentemente l’opposto del ritratto della miseria, in realtà viveva una profonda infelicità, che si è tramutata in pura linfa vitale (anche se velenosa) nel momento in cui ha incontrato Marlena.
Oggi mi sento benedetto e non trovo niente d’aggiungere.
Capita a ciascuno di noi di imbattersi in una persona che, nonostante da una parte ci faccia molto male, dall’altra è come se fosse la molla per evolverci e scoprire una parte di noi stessi che non sospettavamo.
Può essere un amico, un nemico, o entrambi: in qualsiasi caso, rimane in noi un ricordo indelebile di quel qualcuno e, sebbene ancora ci lecchiamo le ferite che ci ha procurato, se potessimo tornare indietro non rinunceremmo mai alla sua presenza e per questo ci sentiamo “benedetti” per averlo incontrato.
Questa città si affaccerà quando ci vedrà giungere.
Ero in bilico tra l’essere vittima, essere giudice.
Vittima apatica di una società malata, ma anche giudice di se stesso e degli altri, il cantante e Cat erano tutto fuorché attori protagonisti della loro vita.
Era un brivido che porta la luce dentro le tenebre
e ti libera da queste catene splendenti, lucide
ed il dubbio o no, se fossero morti oppure rinascite.
Le sensazioni che Marlena (musa o persona che sia) fa provare al protagonista hanno il sapore di vita e di morte, tant’è che è difficile distinguere tra le due cose.
Ciò capita perché vivere la vita fino in fondo, anche nei suoi tratti più crudi, porta a sfiorare una sorta di confine tra la vita più vivida e la sensazione di essere sempre a un passo verso la morte, in una parola: si sperimenta il sublime.
La musica, se vissuta con reale pienezza, scatena questa sensazione, così come lo fa anche la vita nei suoi momenti più tragici e vivi.